I Ghirardi giorno dopo giorno / The Ghirardi day after day
La Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF dei Ghirardi occupa seicento ettari di prati, boschi e torrenti
nell'alta Val Taro, sull'Appennino parmense.
È la casa di innumerevoli specie di animali, piante e funghi; ospita habitat rarissimi e un paesaggio incantevole.
E muta continuamente col passare delle stagioni.
Gli eventi della Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF dei Ghirardi
Nel calendario qui sotto trovate tutti gli eventi in programma nel territorio della Riserva aperti al pubblico, sia quelli organizzati dal WWF Parma o dai parchi del Ducato, sia quelli organizzati da terzi che ci sono stati comunicati.
Potete cliccare su ogni evento per leggerne il programma. La maggior parte degli eventi sono su prenotazione, in caso di annullamento per maltempo o altre cause, i partecipanti verranno prontamente avvisati. Per gli eventi a libera partecipazione, si consiglia di controllare questa pagina prima dello svolgimento, per eventuali comunicazioni dell'ultimo minuto.
Prenotazione agli eventi via SMS o Whatsapp al numero 349 7736093, tranne dove diversamente indicato
giovedì 30 aprile 2009
Un giorno di pioggia, sole e rapaci / A day of rain, sun and raptors
Orchis morio e Anthillis vulneraria Green-winged Orchid and Kidney vetch
Sono entrato nell'Oasi da Porcigatone verso le 11.30, dopo ore di pioggia sferzante e di temperatura gelide, quando le nubi si sono squarciate, iniziando da ovest, ed il sole si è riversato sulla valle bianco e bruciante.
Brillanti e madide di pioggia, nel prato davanti alla chiesa di peoicigatone splendevano decine e decine di Orchis morio, intrecciate ai fiori della vulneraria. Gialli e rosa, poco più avanti, sotto i castagni, erano pochi scapi di Dactylorhiza sambucina. All'ingresso dell'Oasi, dopo Case Paganini, il sottobosco, luminoso sotto i pochi alberi rimasti dopo il taglio dello scorso anno, è intessuto di bianchi Anemone trifolia e sporadiche superstiti fegatelle.
Mi sono seduto sulla balconata di roccia affacciata sul canal Guasto. Di fronte, il M. Pelpi emergeva dalle nubi spazzate via da un vento lontano e non percepiblie a terra, verde in alto del colore delle nuove tenere foglie dei faggi, marrone in basso dei rami ancora spogli dei castagni. Lo stesso verde tenero era sotto di me, sotto lo strapiombo ai miei piedi, il verde delle foglie di un faggio, quasi alieno a quote così basse, che emergeva tra i carpini neri appena ornati di gemme.
Il ritorno del sole dopo la pioggia inodnava il bosco di canti di uccelli. Codirossi, cuculi, fringuelli, capinere, rampichini,cinciallegre. Improvviso, il roco gracidio di due gruccioni ha portato un brivido d'estate, subito passato con il loro allontanarsi.
Mi sono fermato al margine del primo prato. Una tottavilla cantava imvisibile, ma ad attirare il mio sguardo sono stati tre piccoli uccelli sul ramo nudo di una quercia. Li ho inquadrati nel cannocchiale. I piccoli petti color camoscio striati di nero brillavano al sole. Tre prispoloni, pronti ad occupare li loro territorio qui nell'Oasi, così fuori posto, così troppo in basso quanto il solitario faggio del Canal Guasto.
Nelle nubi squarciate ho visto volare quattro rapaci. Erano i primi pecchiaioli dell'anno, non ancora quelli che si fermeranno a a nidificare qui, bensì individui nella loro migrazione verso nord. Il loro passaggio ha suscitato la curiosità di una poiana, che ha lasciato un albero sul remolà per seguirli, stando più bassa di qualche centianaio di metri. Dopo un po', esaurita la curiosità, è tornata indietro.
Le pietre bagnate dei tetti di Case Ghirardi mandavano barbigli di luce riflessa. Intorno alle case, i prati erano colorati dai primi fior di cuculi, dal blu della prima salvia, da migliaia di ranuncoli gialli e centinaia di bianchi fiori di latte di gallina. C'era un indaffarato movimento di uccelli, gli stessi del bosco vicino al burrone, ed in più cincebigie, picchi muratori, torcicolli, zigoli neri, cardellini, luì piccoli, cardellini, merli, storni e cornacchie.
Strane nubi lenticolari si avvolgevano a spirale nel cielo, come dischi volanti pronti ad invadere la valle. Indifferente alla immaginata invasione, un gheppio ha attraversato il cielo, da est verso ovest, disegnando ghirigori fino a scomparire dietro ad una delle grandi querce.
Sono sceso lungo il sentiero marcato di rosso, fino alla panchina. Mi sono seduto per terra, le gambe verso il calanco, e ho puntato il cannocchiale verso il Pelpi. Nel tondo di cielo c'erano 6 pecchiaioli in migrazione ed un altro rapace più grande, immobile nel vento.
Biaco, con la gola scura e una M chiara nelle grandi ali marroni, un biancone guardava da centinaia di metri d'altezza i prati a monte di Strela. L'ho seguito a lungo, anche quando è sparito dietro la costa di Ca' Cigolara, apparentemente diretto al bosco ai piedi del monte ho aspettato e l'ho visto tornare. È stato più o meno nello stesso posto per oltre mezz'ora. Me ne sono andato io prima di lui.
Scendendo verso il Remolà, sopra la riva coperta di ginestre, doveva esserci una bolla di moscerini, perchè alcune rondini, un balestruccio ed un paio di rondoni sfrecciavano avanti e indietro in pochi metri cubi d'aria, entro invisibili confini che avevano cura di non valicare.
Il Remolà era gonfio d'acqua, e non mi sono bastati due salti per attraversarlo. Sulle rive i piccoli boccioli gialli rivolti all'ingiù della consolida erano prossimi ad aprirsi.
Con buona lena mi sono inerpicato sulla costa di Ca' Segalè, punteggiata di decine e decine di scapi di Orchis purpurea, ancora tutti chiusi. Intorno alle case cantavano un versone, un codirosso, uno storno e, altissima sul prato, una tottavilla.
Alla sbarra (erano le 16) mi ha salutato il canto di un luì bianco.
I prati dei Ghirardi guardando verso Ca' Segalè e la Val Gotra Ghirardi meadows looking to Ca' Segalè and Gotra Valley
Text in English as soon as possible...
mercoledì 22 aprile 2009
Pomeriggio di sole / Sunny afternoon
San Giovanni
Sono sceso nella pineta verso le 16. Il cielo era di un blu dimenticato, dopo le giornate gonfie di pioggia dei giorni scorsi. Il sole brillava alto nel cielo e disegnava ombre piumate passando tra i pini neri. Camminavo goffo come solo un bipede vestito può essere, scivolando nel fango della pista dei cinghiali, inciampando nei pini crollati quest'inverno, impigliandomi nei rami spinosi del biancospino. MI sono infrattato sotto la chioma di un pino nero caduto, e sono restato ad ascoltare. Un rampichino cantava non lontano, e così anche un pettirosso. Invisibile, un picchio rosso maggiore richiamava vicino. Anche i due astori si parlavano a distanza.
Ho sibilitato un pishing sommesso, poi sempre più sonoro. Sono accorsi due fiorrancini, una cinciamora, un pettirosso ed un picchio muratore. Quando ho smesso, sono restati per un poco, perplessi e delusi, poi si sono dileguati.
Nell'erba secca, attaversata da mille rivoli d'acqua, stanno spuntando le foglie della Listera ovata, e furtive si muovono a scatti le lucertole muraiole.
Il vento, che fino a quel momento soffiava sostenuto, facendo dondolare lentamente i pini, in un ipnotico movimento da mal di mare, improvvisamente si è acquietato; il sole istantaneamente ha iniziato a bruciare la pelle, e l'aria tra i pini si è riempita di balsamico profumo. Fringuelli, luì piccoli, luì bianchi, tordele, cinciabigie, capinere, cinciarelle e cuculi hanno iniziato a cantare.
Alle 18 ho attraversato il prato e sono tornato sul crinale; di là, nelle Prebende, 10 daini riposavano sdraiati al sole.
Foglie di roverella Quercus pubescens Downy Oak leaves
I descended into the pine forest around 16. The sky was of a forgotten blue, after days swollen of rain. The sun shone high in the sky, drawing feathered shadows among the black pines. Walking awkwardly as only a dressed biped may be, slipping in the mud of wild boars tracks, stumbling on pines fallen this winter, entangled in the thorny branches of the hawthorn. I hide under the canopy of a fallen black pine, listening out. A short-toed treecreeper sang not far, as well as a robin. Invisible, a great spotted woodpecker called from close. Even the two goshhawks were talking to each other from a distance.
I hissed a pishing, first quietly then more and more aloud. Two firecrests came instantly, then a coal tit, a robin and a nuthatch. When I stopped, they remained for a little, puzzled and disappointed, then they ran away.
In the dry grass, crossed by a thousand rivulets of water, the leaves of theEuropean common twayblade are coming out the ground, and furtively move the wall lizards.
The wind, which until then was blowing steadily, making the pines to rock slowly, in a hypnotic motion of seasickness, it was suddenly quiet, and the sun instantly began to burn the skin and the air among the pines was filled with balsamic scent. Chaffinches, chiff-chaffs, Bonelli's warblers, mistle trushes, marsh tits, blackcaps, blue tits and cuckoos began to sing.
At 6 PM, I crossed the lawn and I went back on the ridge; at the bottom of the Prebende meadow, 10 fallow deers were resting in the sun.
domenica 19 aprile 2009
La Giornata delle Oasi WWF / National Day of WWF Reserves
L'escursione guidata / The guided walk
Un giorno di acqua ed erba bagnata. La mattina è iniziata con nebbia fitta, nebbia di nuvole sdraiate al suolo, che si sono sciolte in una pioggia insistente come abbiamo iniziato la prima visita guidata. Non ci siamo allontanati dalla strada del Bosco Bruciato, andando fino al bivio e poi tornando indietro fino alla pineta. Sotto l'acqua il grande Luigi Ghillani ha illustrato al nostro piccolo gruppo di una decina di partecipanti le proprietà di tante piante, alcune fiorite, la maggior parte celate nel prato e nelle siepi, solo foglie tra altre foglie. In fiore c'erano la viola di Reichenbach e la viola riviniana e, sotto le querce, un tappeto di bianchi anemoni trifogliati.
Col passare del tempo la pioggia è scemata, ma anche la temperatura è scesa. Presso il parcheggio, una salamandra attraversava torpida la strada, illusa nella sua colorazione aposematica che nessuna auto la schiacciasse. L'ho messa a lato dell'asfalto. Quattro ore dopo era ancora lì, intirizzita e immobile.
Verso la pineta l'upupa e il picchio rosso minore, come ieri, proclamavano i propri territori.
La giornata è proseguita tranquilla, raccolti nel Centro Visite scaldato dal fuoco nel camino, una cinquantina di persone, adulti e bambini, a guardare immagini di giorni sereni e assolati, di uccelli mammiferi fiori insetti anfibi rettili alberi cespugli paesaggi, a costruire insetti di cartone e carta di uova di Pasqua, a raccontarci progetti sogni speranze per questo luogo magico e nascosto.
Fuori, sul pero in fiore, due cardellini si affaccendavano intorno al nido, mentre tre colombacci scollinavano sopra la pineta nella loro migrazione verso nord.
La salamandra Salamandra salamandra Fire salamander
Giocando nel Centro Visite / Playing in the Visitor Centre
English text coming sooner or later. Sorry for the delay ;-)
sabato 18 aprile 2009
Up-up-up / Hoop-hoop-hoop
Boccioli di melo domestico Malus domestica Apple blossoms
Sono arrivato a Pradelle alle 10.30, per sistemare le ultime cose prima della Giornata delle Oasi, domani. Nonostante gli 8°C, non faceva freddo, grazie anche al sole che di quando in quando faceva capolino tra le nubi per scottare la pelle.
Mi ha accolto il canto dell'upupa, up-up-up, up-up-up, dal margine del querceto. Un canto simile a quello del cuculo, ma totalmente diverso come voce, sommessa e piatta quella dell'upupa, sonora, echeggiante quella del cuculo. E di cuculi, in canto ce n'erano due uno verso sud, nella pineta, uno a nord, oltre il parcheggio.
Negli alberi, nelle siepi, nei boschetti fioriti del bianco di peri e ciliegi e del rosa dei boccioli dei meli, intorno al Centro Visite, cantavano in tanti: fringuello, luì piccolo, luì bianco, zigolo nero, verdone, rampichino, torcicollo, picchio verde, tottavilla. Da lontano al grido di una poiana rispondeva il gracchiare di una cornacchia.
Un sordo tambureggiare da oltre la pineta ha colpito il mio orecchio. Un secondo, uguale, rispondeva da vicino al parcheggio. Sono salito alla pineta, fermandomi alla rete di recinzione. Il richiamo giungeva da una quercia al margine del campo del Bosco Bruciato. Ho scrutato a lungo i rami, senza riuscire a vedere l'autore. Ma un sonoro, esplosivo ki-ki-ki-ki-ki mi ha confermato la specie, un picchio rosso minore. Ho fatto un altro passo, per cercare di riuscirlo, e da dietro un piccolo dosso è volata via una upupa. Si è posata su un ramo poco lontano e si è messa a guardarmi. Era pallida, molto diversa da come appare nelle foto. Il piumaggio arancione era opaco, come incipriato, mentre le ali, più che bianche e nere, sembravano antracite e gialle. L'uccello non sembrava intimorito, la cresta sempre abbassata, il lungo becco che ogni tanto si spingeva a rassettare un ala. Poi da dietro è arrivato il canto di un maschio e questa, la femmina, è volata via, su un albero più indietro nel bosco.
Stavo per tornare sui miei passi, quando uno sfarfallio sopra di me mi ha fermato. Ho alzato il binocolo, e inquadrato, sulla cima spoglia di un cerro, un giallo maschio di rigogolo. È rimasto un po' li, e poi se ne è andato.
Alle 12 mi ha telefonato Sandro, per dirmi che aveva appena osservato un'aquila reale nell'Ingegna, al margine orientale dell'Oasi, che si era allontanata verso il Pelpi. Ho guardato in quella direzione col binocolo per un po', ma non l'ho vista, solo qualche cornacchia in volo sulla valle.
Ma dopo un'ora e mezza, quasi, alle 13.20, l'ho vista, scura ed enorme, passare alta davanti a Strela, diretta verso valle. L'ho seguita per qualche secondo, poi, passando dietro una quercia vicina, è svanita, come un nero fantasma.
English text coming sooner or later. Sorry for the delay
giovedì 16 aprile 2009
Lavorando sotto la pioggia / Working in the rain
Ciliegio Prunus avium Cerry tree
Sono stato al Centro Visite a sistemare il cannicciato dell'osservatorio nel bosco dalle 10.30 alle 13. Il cielo era di piombo, livido verso il Pelpi, e cadeva una pioggerella fine fastidiosa per noi, ma che deve essere una gioia per l'erba, verde e lucente e ogni giorno più alta. I boschi intorno a Pradelle, di castagni e cerri spogli, sono percorsi da un onda bianca di fioritura di ciliegi selvatici, una nebbia candida che aleggia tra gli scheletri grigi.
Per tutto il tempo ha cantato un cuculo dalla pineta; solo quando verso mezzogiorno ha taciuto (per andare a pranzo? Le processionarie non mancano) dal bosco si è fatto strada alle nostre orecchie il canto sommesso di una upupa.
I've been at the visitor center to repair the hide into the wood from 10.30 AM to 1.00 PM. The sky was of lead, livid toward the Mt. Pelpi; itwas falling a drizzle to annoy us, but should have been a joy for the grass, green and shiny and higher as days pass. The woods around Pradelle, of bare chestnut and Turkey oaks, are crossed by a
wave of white flowering wild cherry trees, a snowy mist that overs between the gray skeletons.
A cuckoo sang all the time from the small pine plantation, and only when around noon was silent (to go to lunch? The processionary are aboundant) from the forest the quiet song of a hoopoe rise.
mercoledì 15 aprile 2009
Aquile e orchidee / Eagles and orchids
Fiori di perastro Pyrus pyraster Wild pear flowers
Sono sceso in pineta alle 15, sotto un cielo azzurro sparpagliato di cumuli bianchi torreggianti. Era caldo, tanto da restare in maglietta. I tronchi grigi dei pini, illuminati dal sole, sembravano scolorire in una illusione di foschia. Mi sono nascosto sotto un cumulo di rami caduti, scrutando i rami alti da dietro i ciuffi densi di aghi scuri. Dopo poco, il bosco si era dimenticato di me.
Cantavano un verdone, un fringuello, un paio di picchi muratori, un rampichino e due luì piccoli. Lontano, dal bosco oltre la pineta, verso valle, si ripeteva ad intervalli la risata del picchio verde. Più vicino, poco insistente, il richiamo di un picchio rosso maggiore. Per un attimo sento il canto impaziente del luì bianco, il primo dell'anno, e poi il lamento del ciuffolotto dall'alto di un pino. Un chiacchericcio di codibugnolo esce dai ginepri.
Al richiamo di un astore mi si rizzano i peli del collo; guardo frenetico attraverso i varchi della chioma, ma l'aspro ripetersi di schiocchi sembra provenire da rami sempre deserti, come se il rapace fosse invisibile. Dopo un po' è di nuovo silenzio.
Un sibilo sommesso annuncia un fiorrancino, che poi si mette a cantare, proprio sopra di me, ignaro della mia presenza. Provo ad attirarlo, sibilando a mia volta, inutilmente. Si avvicina un altro piccolo uccello, lo vedo con la coda dell'occhio, ma sparisce dietro di me, per richiamarlo insisto nel pishing, alzando il tono. Un'ombra attraversa il cielo, e l'astore, un maschio barratissimo, si posa su un albero di fronte. Guarda verso di me senza vedermi, ora le parti si sono scambiate. Se ne sta ritto come un pinguino, molto diverso dai disegni che si trovano sulle guide, la lunga coda puntata verso il basso, la testa piccola e arcigna che si volta a destra e a sinistra, cercandomi. Dopo poco, spalanca il becco e grida, a lungo, squillante e sonoro. Da qualche centinaio di metri risponde la femmina, un verso più flautato e grave, ventriloquo. Non riesco a capire da dove venga, se da valle o da monte.
Risponde anche una poiana, un lamento pigolante che poi diventa il tipico grido acuto, ripetuto e progressivamente più lontano. Senza vederla, la immagino prendere quota sopra la pineta, in lenti cerchi svogliati.
L'astore si è stancato di cercarmi, e riparte, sorvolando il mio nascondiglio. Non si è posato lontano, richiama ancora un paio di volte.
Improvvisamente la temperatura cala, e il lontano stormire delle querce spoglie annuncia il vento. Non faccio in tempo a prevederlo, che arriva rombando come una locomotiva sferragliante, flette i pini in un lamentoso ondeggiare, oscura il bosco d'ombra di cirri. Il bosco s'ammutolisce, solo un pettirosso, zitto fino ad ora, inizia a cantare.
Lascio il bosco di pini, in breve mi affaccio ai prati di san Giovanni. Il cielo è coperto di strati opalescenti, attraverso i quali un pallidissimo sole si fa strada. Tre rondini passano lente, sguazzando nel vento come pesci nel torrente. Un lontano canto di codirosso attira la mia attenzione. Sbinocolo verso il margine della pineta. Lo trovo sulla punta di una quercia, il petto arancio tremolante nell'impeto canoro, sembra una fiammella appiccata alla cima dell'albero.
Sotto di lui, il margine della pineta è una nuvola bianca di fiori di perastro.
Un cuculo canta dal margine del bosco verso Remolà; di là dal torrente, nella parte bassa delle Prebende, pascolano 5 daine.
Cantano un pettirosso, una cinciarella, un merlo, una tordela ed una tottavilla lontana.
Mi incammino verso Costa dei Rossi. Appena fuori dalla sbarra, trovo le prime orchidee dell'anno, cinque fusti di Ophrys sphegodes, verdi e turgide tra i fili d'erba ancora secchi.
Poco oltre, sopra il bosco appena tagliato, passa rapido e silenzioso, appena sopra la punta delle matricine, un enorme biancone, l'aquila dei serpenti.
Ed infine, prima di arrivare alla Costa dei Rossi, spavento un capriolo al margine di una piccola radura. Si allontana sgroppando, poi si ferma a guardarmi curioso dal margine degli alberi. Abbasso il binocolo e resta fermo. Mi inginocchio, e non fugge. Appoggio il treppiede con il tele davanti a me, e mi guarda. Lo inquadro e non si muove. Metto a fuoco e si dilegua, senza lasciarmi scattare.
Ofride verde-bruna Ophrys sphegodes Early spider-orchid
English text coming soon or later. Sorry for the delay.
venerdì 10 aprile 2009
Un picnic / A picnic
Ciliegi Prunus avium Cherry trees
Un bel sole caldo ha fatto venire voglia a mia figlia di fare un picnic, e viste le previsioni funeste per il week end, non ci è sembrato il caso di rimandare al più tradizionale lunedì di Pasqua. Eravamo a Costa dei Rossi alle 11, ci siamo fermati un attimo a guardare con il cannocchiale i prati di la da Rizzone. Nel prato dove ho visto più volte i caprioli c'era una daina solitaria, intenta a brucare tranquilla. Qualche rondine volava poco sopra le nostre teste, nel loro quieto tragittto verso settentrione.
Abbiamo proseguito fino a Cà Segale, circondata di candidi ciliegi fioriti, dove ci siamo messi sul tronco sdraiato che guarda verso Case Ghirardi. Il prato era ancora addormentato, senza fili d'erba nuova. Solo i fiori gialli e le foglie scure ed opache della potentilla facevano capolino da sotto le foglie secche.
Nel gruppetto di querce cantava un codirosso; due cinciarelle si muovevano tra i rami, poi, guardinga, una è entrata nel nido artificiale. Improvvisamente da dietro le voci dei bambini è sorto un sommesso ma incessante up up up. Il canto di un upupa. A fatica ho fatto tacere Luca, e il canto è improvvisamente sembrato più vicino, e proveniente dalla parte opposta, dalle querce grandi. Ma quando mi sono avvicinato, si è interrotto, rivelandone un secondo, più lontano.
Per un istante ha gridato una poiana, poi erano solo le tottaville, almeno due, a cantare senza sosta. Sbinocolando, ho sorpreso due caprioli attraversare le Prebende.
Lontano, verso il santa Donna, il cielo era nero, e lo stesso verso il Taro. C'è voluto poco e le nuvole si sono chiuse sopra di noi. Prima un sommesso brontolio lontano ha annunciato il temporale, poi tuoni e fulmini. Ci siamo rifugiati tutti e cinque in macchina, appena prima che la pioggia, e poi la grandine, salutasse la nostra partenza.
A nice hot sun made my daughter to want to make a picnic, and given the disastrous predictions for the weekend, it seemed appropriate to defer from the traditional outdoor Easter Monday.
We were in Costa dei Rossi at 11 AM, we stopped a moment to look with the scope toward the meadows beyond the Rizzone creek. Where I have seen many times the roe deers there was a solitary female fallow deer, foraging quietly. A few swallows flew over our heads, on their calm journey towards the north.
We continued to Cà Segalè, now surrounded by white flowered cherries tree, where we accommodated on the lying trunk looking towards Case Ghirardi. The meadow was still asleep, there was no new blade of grass.
Only the yellow flowers and dark and dull leaves of cinquefoils were heading out from under the fallen dry leaves. In the group of oaks sang a common redstart, while two blue tits were moving between across the branches, then, cautious, one entered into a nestbox . Suddenly from behind the voices of children came a quiet but persistent up up up. The song of a hoopoe. With difficulty I persuaded Luca to stay silent, and the song suddenly seemed more closely, and coming from the opposite side, by the large oaks. But when I went there, it stopped, revealing a second, more distant singing hoopoe.
For a moment called a buzzard, then only the woodlarks, at least two, were singing non-stop. Looking with binoculars, I found two roe deers crossing the Prebende.
Away, toward the Santa Donna, the sky was black, and the same was toward the Taro river. It took a little time to the clouds to close above us. First a low rumbling far away announced the storm, then it were thunders and lightnings.All five of us run to take refuge in the car, just before the rain, and then the hail, greeted our departure.
domenica 5 aprile 2009
Ancora lavori / More works
Anche oggi, come ieri, sono stato a Pradelle per lavori al Centro Visite. La mattina è iniziata nelle nubi basse, che si sono dissolte prima di mezzogiorno in un cielo pallido. Alle 15 la coltre di nubi si era ricompattata.
Una poiana ha gridato per tutto il pomeriggio, sempre oltre l'orizzonte di alberi, sempre invisibile. Quando il sole ha fatto capolino, e la temperatura è salita repentina, la rondine (ancora sola) ha lasciato la stalla e si è messa a cacciare insetti che vedeva solo lei, in ampi cerchi intorno alla casa.
Canti sporadici di cuculo, torcicollo, picchio muratore, storno, tordela e codirosso sono continuati per tutto il pomeriggio, mentre con Lorenzo ho piantato alcune nuove specie (spontanee dell'Appenino, ma non localmente) lungo il percorso botanico: ginestra dell'Etna, marruca, albero di Giuda, uva spina e medica arborea.
Even today, as yesterday, I was at work at Pradelle Visitors' Centre. The morning began wrapped in low clouds, which dissolved before noon in a pale sky. At 3:00 PM the blanket of clouds had thicken again.
A buzzard called throughout all of the afternoon, always just beyond the horizon of trees, always invisible. When the sun appeared, and the temperature rose abruptly, the swallow (still alone) has left the stable and went to hunt insects (that her alone was able to see) in wide circles around the house.
Sporadic songs of cuckoo, wryneck, nuthatch, starling, mistle trush and common redstart were heard throughout the afternoon, while with Lorenzo I planted some new species (spontaneous of the Appenine but not locally) along the botanic trail: Mount Etna broom, crown of thorns, Judas tree, gooseberries and tree medick.
Una poiana ha gridato per tutto il pomeriggio, sempre oltre l'orizzonte di alberi, sempre invisibile. Quando il sole ha fatto capolino, e la temperatura è salita repentina, la rondine (ancora sola) ha lasciato la stalla e si è messa a cacciare insetti che vedeva solo lei, in ampi cerchi intorno alla casa.
Canti sporadici di cuculo, torcicollo, picchio muratore, storno, tordela e codirosso sono continuati per tutto il pomeriggio, mentre con Lorenzo ho piantato alcune nuove specie (spontanee dell'Appenino, ma non localmente) lungo il percorso botanico: ginestra dell'Etna, marruca, albero di Giuda, uva spina e medica arborea.
Even today, as yesterday, I was at work at Pradelle Visitors' Centre. The morning began wrapped in low clouds, which dissolved before noon in a pale sky. At 3:00 PM the blanket of clouds had thicken again.
A buzzard called throughout all of the afternoon, always just beyond the horizon of trees, always invisible. When the sun appeared, and the temperature rose abruptly, the swallow (still alone) has left the stable and went to hunt insects (that her alone was able to see) in wide circles around the house.
Sporadic songs of cuckoo, wryneck, nuthatch, starling, mistle trush and common redstart were heard throughout the afternoon, while with Lorenzo I planted some new species (spontaneous of the Appenine but not locally) along the botanic trail: Mount Etna broom, crown of thorns, Judas tree, gooseberries and tree medick.
sabato 4 aprile 2009
Piove / It's raining
Sono arrivato al Centro Visite di Pradelle alle 14.40. Dopo una mattinata di sole, nel mezzodì il cielo si è rapidamente coperto, e una pioggerellina sottile e insistente ha iniziato a cadere. Il pomeriggio era dedicato alla sistemazione di materiale nel fienile, un pomeriggio di fango e di polvere, ma al di là del muro di pietra cantavano un torcicollo, una capinera, un codirosso, un picchio muratore. C'era anche un luì che si muoveva silenziosamente tra i rami del sambuco, vicino allo stagno.
Nella stalla è arrivata una rondine, che vola indaffarata intorno al vecchio nido, e poi si posa su una tubatura in un angolo, sperando in un clima migliore. È arrivata martedì scorso, mi dice Federico, con uno stormo di dieci altre che hanno proseguito nella migrazione.
Alle 19 ho lasciato Pradelle, non prima di aver fotografato il mirabolano del Percorso Botanico in piena fioritura. Era scuro e pioveva.
Mirabolano Prunus cerasifera Cherry Plum
I arrived to the Visitors Centre in Pradelle at 2:40 PM. After a sunny morning, around noon the sky clouded quickly, and a subtle and insistent drizzle began to fall.
The afternoon was dedicated to the arrangement of material in the barn, an afternoon of mud and dust, but beyond the stone wall I heard singing a wryneck, a common redstart, a blackcap and a nuthatch. There was also a warbler who moved silently among the branches of the elder, near to the pond.
In the stable has arrived a swallow, which flies busily around the old nest, and perches on a pipe in a corner, hoping for a better weather. It arrived last Tuesday, Federico told me, with a flock of ten others that have continued their migration.
At 19 I left Pradelle, not before I had photographed the cherry plum of the botanical trail in full bloom. It was dark and it rained.
Nella stalla è arrivata una rondine, che vola indaffarata intorno al vecchio nido, e poi si posa su una tubatura in un angolo, sperando in un clima migliore. È arrivata martedì scorso, mi dice Federico, con uno stormo di dieci altre che hanno proseguito nella migrazione.
Alle 19 ho lasciato Pradelle, non prima di aver fotografato il mirabolano del Percorso Botanico in piena fioritura. Era scuro e pioveva.
Mirabolano Prunus cerasifera Cherry Plum
I arrived to the Visitors Centre in Pradelle at 2:40 PM. After a sunny morning, around noon the sky clouded quickly, and a subtle and insistent drizzle began to fall.
The afternoon was dedicated to the arrangement of material in the barn, an afternoon of mud and dust, but beyond the stone wall I heard singing a wryneck, a common redstart, a blackcap and a nuthatch. There was also a warbler who moved silently among the branches of the elder, near to the pond.
In the stable has arrived a swallow, which flies busily around the old nest, and perches on a pipe in a corner, hoping for a better weather. It arrived last Tuesday, Federico told me, with a flock of ten others that have continued their migration.
At 19 I left Pradelle, not before I had photographed the cherry plum of the botanical trail in full bloom. It was dark and it rained.
giovedì 2 aprile 2009
Primavera, finalmente! / Spring, at last!
Prugnolo Prunus spinosa Blackthorn
Alle 9.30 ero a Costa dei Rossi. Dopo una settimana intera di pioggia, il cielo era ancora colmo di nubi, e solo qualche raggio di sole fendeva la coltre, raramente, per brillare sull'erba bagnata e riflettersi sulle mille pozzanghere, sugli innumerevoli rigagnoli dell'acqua che la terra non riesce più a contenere.
Due gheppi ed una cornacchia riposavano assopiti sui fili della luce; vicino alle case cantava un codirosso comune, appena tornato dall'Africa.
Più oltre, altissima ed invisibile una allodola emetteva le sue note tremule, ultima supersite di una popolazione un tempo non lontano molto più numerosa. Un altro canto tipico dei prati la sovrastava, quello dello strillozzo, impettito su una quercia isolata.
Vicino, al margine del bosco, cantava un luì piccolo; lontano, verso il Remolà, rideva un picchio verde; lontanissimi, in un prato di là dal Rizzone, pascolavano 3 caprioli, i posteriori gonfi e bianchissimi come fari nella notte.
Nel bosco cantava un tordo bottaccio; ai margini della strada un pettirosso si muoveva tra i rami fioriti di bianco di un prugnolo.
Sui rami dei biancospini le prime foglie novelle; appena aperte sui biancospini comuni, già dispiegate, pur se ancora piccole, su quelli selvatici.
Varcata la sbarra, vengo accolto nell'Oasi dal canto di un cuculo; più lontano grida una poiana.
Lungo le siepi ai margini della strada si muovono, e cantano a tratti, cincebigie, merli, storni, rampichini, picchi muratori.
Nei prati di San Giovanni i cinghiali hanno scavato lunghi solchi nel terreno umido in cerca di vermi e larve.
Spostate da un vento inavvertibile a terra, le nubi si squarciano, lasciando varchi ampi di cielo azzurro, e si ammucchiano all'orizzonte, che diventa sempre più nero, minaccioso di temporale. Ma sull'Oasi splende il sole, ed una tottavilla si lancia nel cielo a cantare.
Scendo, rasentando il bosco, verso il Remolà. In fondo al prato il terreno è rigonfio d'acqua; nel terreno smosso di una vecchia frana i gialli fiori di farfaro iniziano il lungo lavoro di recupero che un giorno riporterà il bosco a coprire il terreno nudo.
Entro nel bosco, passando vicino ad un corniolo sfiorito; cantano il tordo bottaccio e la tordela, un gruppo di ghiandaie si insegue vociando, sguaiate e inopportune, da vere padrone del cerreto. Indifferente, una cinciarella prosegue la sua canzone.
Mi affaccio sul greto del Remolà; tra i sassi e i cespugli corrono e latrano quattro cani "randagi con padrone", sulla pista di un capriolo che inseguiranno fino alla sua morte per infarto.
Di là, sui prati dell'altra sponda, in fondo alle Prebende, pascola solitaria una daina.
Sul prato vola una cutrettola, ospite temporanea nel corso della sua lunga migrazione; poco lontano altri intrusi, 3 culbianchi che aspettano che la neve delle cime si sciolga rivelando i loro luoghi di nidificazione.
Un gheppio, un maschio, se ne sta posato su un pioppo, scrutando alla sua destra i prati e alla sinistra il greto ghiaioso.
Poco dopo lo vedo in volo, in stretti cerchi, mentre si porta al becco una zampa. Mentre ero distratto ha avuto fortuna, e si è procurato il cibo. Non vedo nulla con binocolo, deve essere ben poca cosa, un lombrico, un grillotalpa spinti fuori dai loro rifugi dall'enorme lago invisibile che affoga la terra.
Negli intricati cespugli a margine dell'ampia distesa di ciottoli, gli olivelli hanno aperto le gemme bronzee, e le foglioline grigie e ragnatelose si dispiegano al sole.
Volevo passare il Remolà e andare verso Ronco Desiderio, ma il torrente è largo abbastanza per non poterlo saltare; sbuffando per l'imprevista salita da compiere, mi dirigo verso i campi ai piedi della pineta della sbarra. Ci sono violette tra l'erba, ma non sento profumi, dilavati da tutta la pioggia caduta. Anche qui i cinghiali hanno lasciato il segno, ribaltando la cotica erbosa. Gli scarponi affondano nell'argilla, cammino con due zolle pesantissime attaccate alle suole. Un pettirosso mi guarda con aria interrogativa, inchinandosi nervoso. Poco più in la un uccellino vola via da un cespuglio a margine di una canaletta di scolo, impetuosa come un torrente, e si posa sulla cima di un salice. Inizia a cantare, è uno zigolo nero. Sudando e ansimando, arrivo sul crinale. Tra l'erba vola un macaone, al margine dei pini una podalirio.
Tre uomini caricano un camion con la legna tagliata appena fuori dai confini; un bosco piegato e impacchettato con tutto il suo carico di insetti lignicoli, cerambicidi, falene... un tempo la legna sostava per mesi nel bosco ad essicare, e gli insetti avevano tutto il tempo per cercarsi una nuova dimora. Questi chissà dove finiranno...
Gli uomini lavorano senza sosta, ignari che sopra di loro ruota in cerchi sempre più ampi, ed alti, uno sparviere; lo seguo col binocolo, fino a che non sparisce.
Sono le 14. Una femmina di astore chiama dal Rizzone, qualche centinaio di metri a valle dell'Oasi. Il cielo intanto si chiude di nuovo, plumbeo, violaceo dietro il Santa Donna . È tempo di andare...
Remolà
At 9:30 AM I was in Costa dei Rossi. After a week of rain, the sky was still full of clouds, and only some errant ray of sun cut through the blanket, every now and then, to shine out on the wet grass and reflecting on one thousand puddles, on countless runlets that the land can no longer hold.
Two kestrels and a hooded crow were resting on the power wires; near the houses sang a common redstart, having just returned from Africa.
Further down the road, high over me an invisible skylark issued his trembling notes, last survivor of a population some times ago much more numerous. Another grassland typical song overhung it, that of a corn bunting, stiff on the tip on an isolated oak.
Near the edge of the wood, a chiffchaff was singing a little Luì; away, towards the
Remolà creek, laughed a green woodpecker; much more away, in a meadow across the Rizzone, three roe deer were grazing, their backs as swollen and white as headlights in the night.
In the wood a songthrush sang; near the edge of the road a robin moved in the branches of a just flowered blackthorn. On the branches of hawthorns were the first new leaves of the wood; just opened on common hawthorns, already deployed, although still small, on midland hawthorns.
Passing through the gate, I am welcomed into the reserve by the song of the first cuckoo; farther down the valley a buzzard calls.
Along the hedges at the side of the road marsh tits, blackbirds, starlings, short toed treecreepers and nuthatch were moving and singing at times. In the meadows of San Giovanni the wild boars have dug long furrows in the wet soil looking for worms and larvae.
Pushed by a wind imperceptible on the ground, the clouds teared up, leaving lanes of wide blue sky, and crowded toward the horizon, which became increasingly black,foreshadowing a storm. But on the reserve the sun still shone, and a woodlark rocketed into the sky to sing.
I went down, walking on the margin of the forest, toward the Remolà creek. At the end of the meadow the soil was exuding water all around; on the bare ground of an old landslide yellow flowers of coltsfoot begin the long process of recovery that will one day will bring back the forest.
I got into the wood, walking by a withered cornel; a mistle trush and a songtrush sang; a group of jay play a chasing game shouting, coarse and unappropriate, to be the true masters of the oakland. Unconcerned, a blue tit continued its song.
I leaned over the gravel bed of the Remolà; running and barking through the pebbles and bushes were four "stray with master" dogs, tracking a roe deer that they will chase until his death by heart attack.
From there, on the other side of the stream, at the bottom of the Prebende meadow, were grazing alone
a fallow deer. A yellow wagtail was flying low over the grass, on a temporary stop from its long migration; not far off were other intruders, three Northern Wheatear are waiting for the snow to
melt from the mountains top freeing their nesting places.
A kestrel, a male, was perching on a black poplar, looking on its right to the meadows and on its left to the gravel bed. Shortly after, I saw it flying in tight circles, easting from its paw. While I was distracted it has been lucky, and has procured food. I saw nothing through the binoculars, it should have been a very small thing, a worm or a mole-cricket pushed out of its shelter by an invisible lake that drowns the earth.
In the intricate bushes at the margins of the broad expanse of pebbles, the sea-buckthorns have opened the bronze buds, and spread gray and webbed leaves to the sun.
I wanted to cross the Remolà to go to Ronco Desiderio, but the stream was too wide to jump over it, puffing fior the unexpected climb to do, I headed to the fields at the foot of the pine plantation near the reserve gate.
There are sweet violets among the grass, but I did not feel scents, all washed away by the rain fall of previous days. There, the wild boar made their mark, overturning the grass. My boots sank in clay, I was walking with two heavy plates
attacked to the soles.
A robin looks at me puzzled, bowing nervously. A little far a bird flies by a bush on the sidelines of a drainage channel, impetuous as a torrent, and came to rest on top of a tree. It began to sing, it was a cirl bunting.
Sweating and puffing, I arrived on the ridge. Among the grass was flying a common yellow swallowtail, on the edge of the pines a scarce swallowtail.
Three men were loading a truck with wood cut just outside the borders of the reserve; a forest folded and packed with all her cargo of wood insects, longhorns, moths... once, the cut wood stayed in the woods for months to dry, and the insects had more time to find a new home. Who knows where they end up, now.
The men are working tirelessly, unaware that above them a sparrow-hawk rotated in circles increasingly broad and high, I followed it through the binoculars, until it disappeared.
It was 2:00 PM. A female goshawk called from the Rizzone valley, a few hundred metre downstream from the reserve boundary.
Meanwhile, the sky closes again, leaden, and purple behind the Santa Donna pass. It was time to go...
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